Partiamo da ciò che piace a me: una definizione tecnica di cosa sia una notifica push. Secondo il Cambridge Dictionary (ebbene si, il termine “notifica push” è entrato nel dizionario) una notifica push è “un messaggio inviato ad uno smartphone riguardante una delle sue applicazioni, anche quando questa non è in esecuzione […]”.
Come sempre, la definizione ci da alcuni spunti interessanti per aiutarci a smantellare alcune concezioni comuni riguardo le notifiche push. Ad esempio, il fatto che la notifica sia un messaggio inviato allo smartphone, e non dallo smartphone come molti possono credere. Tecnicamente però, come la definizione sottolinea, non è neanche l’applicazione stessa ad inviare il messaggio, tant’è che il messaggio può essere inviato anche quando questa è chiusa, non sta attualmente funzionando.
E allora chi è che invia le notifiche push? Molto semplicemente, si tratta di un sistema terzo che, grazie a degli speciali accessi e certificati messi a disposizione da Google ed Apple agli sviluppatori di applicazioni mobile, è in grado di inviare dei messaggi allo smartphone di un utente che ha installato sul proprio dispositivo una specifica applicazione. Ad esempio, se aveste installato sul vostro smartphone un applicazione meteo che vi avvisa in caso di maltempo, lo sviluppatore dell’applicazione potrebbe inviarvi una notifica push per dirvi di portare l’ombrello.
Guardiamo ad alcune risposte alle domande più comuni riguardo le notifiche push:
Quest’ultimo punto è importante da tenere a mente perché, in realtà, non esiste un limite al numero di notifiche push che uno sviluppatore può inviare. Ecco perché le due Tech Company californiane hanno voluto dare agli utenti un modo per bloccare chi le notifiche non è in grado di mandarle nel modo giusto. Cosa intendo per modo giusto? Ne parliamo fra un paio di paragrafi. Adesso mi interessa di più capire con te perché le notifiche push possono essere una risorsa importante per la tua app (e per il tuo business in generale).
Questo é un tema particolare perché, quando mi confronto con clienti e colleghi, spesso non hanno una risposta pronta; faticano a trovare una motivazione, li vedo persi nella loro mente per capire da che punto di vista possono approcciare la questione.
Alcuni, d’istinto, rispondono “perché ti aiutano a vendere di più”, che è una risposta valida, certo, ma non è l’unica motivazione e, per molti, neanche la principale.
La mia risposta a questa domanda è: “Perché le push sono il tool di marketing più efficace al mondo”. Si tratta della mia modesta opinione, ma lasciami spiegarne il perché.
Una volta esisteva il web; poche pagine, anche bruttine, poco fruibili, che potevano essere ricercate dall’utente nel momento in cui questo aveva bisogno di qualcosa (non per forza di acquistarlo, poteva essere anche una ricerca di un testo per un esame o un articolo che soddisfacesse la curiosità di questo fantomatico utente). Insomma, il percorso era a senso unico: ho bisogno > cerco > trovo.
Con il passare del tempo, l’aumento esponenziale delle risorse reperibili on-line e l’evoluzione del comportamento dell’utente, è nato un nuovo tipo di marketing. Si è passati dalla situazione in cui l’utente ha tutto il potere a quella in cui le aziende o i provider di prodotti e servizi cercano di riacquistarne una parte. Infatti, i marketers oggi adottano una strategia maggiormente focalizzata sugli utenti e sul loro ciclo di vita per incrementare l’engagement e i tassi conversione degli stessi.
Chiunque possieda un sito web fa di tutto per essere trovato, ma poi cerca di raccogliere i dati del cliente per poterlo raggiungere di nuovo, potergli vendere nuovi prodotti, raccontare nuovi servizi; insomma, per creare un legame.
Le notifiche push hanno lo stesso obiettivo, con la differenza che è più difficile ignorarle, perché occupano uno spazio fisico (seppur digitale) sul dispositivo che più utilizziamo.
Negli Stati Uniti, mentre solo la metà della popolazione possiede un computer, più dell’80% ha uno smartphone (2018, Mobile Fact Sheet, PewResearch). Sicuramente, in paesi meno informatizzati, il divario sarà ancora più grande perché l’accesso ad uno smartphone poco costoso è estremamente più semplice dell’accesso ad un vero e proprio computer.
Al giorno d’oggi, ignorare le mail è molto più semplice; è uno strumento che conosciamo da tempo, che sappiamo gestire meglio e con cui abbiamo più dimestichezza.
Con che facilità utilizziamo indirizzi secondari (o falsi) per registrarci a servizi di cui non vogliamo ricevere comunicazioni, indirizziamo i messaggi che non ci interessano in cartelle che poi dimentichiamo, ci disiscriviamo dalle newsletter? E, nonostante ciò, l’email marketing è sempre un mezzo potentissimo.
Ancora più potenti sono le notifiche push. Certo, una porzione di utenti le disattiva, ma esistono anche modi per ridurre questo attrito; nel 2018, il 67.5% degli utenti consente l’invio di notifiche push (2018, Push Notifications 2018, eMarketer). Si tratta di un numero estremamente alto che, unito al tasso di engagement delle notifiche push (7 volte maggiore alla media dell’engagement rate di una campagna via e-mail), rende le notifiche push un’arma di marketing potentissima. Non lasciarti ingannare dalle apparenze! Le notifiche push, da sole, solo meno efficaci di una strategia omnicanale che includa anche le email.
Come in tutte le storie, c’è un rovescio della medaglia. Mentre le notifiche push sono un’arma molto utilizzata per ridurre il numero di utenti che abbandonano l’applicazione, cercando di tenerli attivi, portarli ad aprire l’app più spesso, ecc., esistono anche scenari in cui può essere un uso scorretto delle push a spingere l’utente a disinstallare la tua app.
“Eh no, cara [App], te la sei giocata male. Adesso ti disinstallo”. Testuali parole di mia moglie, due giorni fa a pranzo. Le chiedo cosa sia successo e la sua risposta, decisa e cristallina, è: “Mi hanno inviato una push senza alcun significato“.
Sono rimasto un attimo spiazzato ma poi, riflettendoci, mi sono accorto di aver fatto lo stesso più volte. Penso lo abbia fatto anche tu, con push o con newsletter ad esempio; sai quando ti iscrivi ad una newsletter di un argomento che ti interessa e, dopo un paio di giorni, ti mandano una mail che non c’entra assolutamente nulla?
L’unica conseguenza possibile è che un grande numero di utenti capirà che la tua newsletter non gli interessa e deciderà di cancellarsi. Ecco, questo è l’effetto letale di cui parlavo prima, quello da evitare assolutamente.
E quindi? Quali sono le caratteristiche di una buona notifica push?
Leggi questo articolo per scoprire le migliori pratiche di notifiche push!
Il tempismo è il più complesso da ottenere ed è comprensibile che arrivi in una seconda fase della strategia; in realtà, una tipologia di push notification molto speciale è pienamente in grado di soddisfare anche il requisito temporale: il messaggio in-app. Ne parliamo approfonditamente in uno dei nostri prossimi articoli.
I punti su cui puoi concentrarti sono sicuramente la personalizzazione e l’azione. In assenza di questi due elementi, la possibilità che le tue push siano ignorate (e, anzi, producano effetti negativi sul numero di utenti che usano la tua app) è elevatissima.
Vediamo, con un paio di esempi, come puoi studiare una strategia semplice ed efficace per mettere a punto una notifica push che abbia un effetto positivo.
Il tema è già stato discusso nel paragrafo precedente, ma penso sia importante ribadirlo. I tempi in cui sostituire il software aziendale richiedeva mesi e rischiava di far crollare decine di anni di architetture monolitiche e arcaiche sono finiti. Una moderna DXP, costruita con il principio dei micro-servizi, ti consente di aggiungere, rimuovere, sostituire ogni pezzo del puzzle senza distruggere le funzionalità dell’ecosistema.
Ancora meglio, il fatto che tutti i pezzi siano connessi in modo flessibile, ti consente di creare una piattaforma che è già proiettata verso il futuro. Se venisse rilasciato un nuovo strumento per gestire le consegne con i droni di Amazon o un nuovo algoritmo di AI in grado di predire che tipologia di contenuto il tuo cliente vuole leggere in ogni momento della giornata, potresti semplicemente connettere i nuovi moduli senza dover buttare via tutto ciò che hai costruito fino a quel momento. Ecco perché questo tipo di architettura viene definita future-proof.
Io lo so che tu adesso starai pensando ad usare il nome dell’utente per dare un tocco più personale alla notifica. Bé, non c’è assolutamente niente di male, anzi. L’unica cosa che ci tengo a ricordare è che le email personalizzate con il nome (e altri dettagli dell’utente) sono ormai roba degli anni ’90. Certo, puoi usarlo, ma non pensare che basti perché ormai l’utente lo sa come funziona il giochetto. Un paio di parentesi graffe, prelevi il dato dal database e pensi di cavartela così.
Quello che intendo con personalizzazione in questo caso è un’altra cosa. Voglio che tu invii una notifica push scrivendo ad una singola persona. Non ti chiedo di fare user interview, buyer personas o altre ricerche avanzate (anche se aiuterebbero sicuramente a definire il tono di voce e le parole chiave che la tua audience comprende). Semplicemente di concentrarti su una persona. Una sola.
Il primo errore che i copywriter inesperti fanno è parlare al pubblico. E, in fondo, si può comprendere. Vale anche per me in questo momento: sto scrivendo questo articolo e lo pubblicherò a breve. Spero non sarai la sola persona al mondo a leggerlo, quindi immagino già una pluralità di lettori. E allora, il mio istinto è quello di scrivere un discorso, come fossi su un palco di fronte a decine di persone. L’effetto che si ottiene? Non si parla a nessuno e, ancora peggio, ci si aliena l’audience. Vediamolo con degli esempi.
Forza, dopo quello che ti ho scritto, tocca a te: qual è il problema di questa push?
Esatto! Parla alla folla. Usa la seconda persona plurale, “correte tutti!“. Il messaggio risulta talmente impersonale da creare quasi un impercettibile fastidio. Come si permettono quelli di questo negozio di invadere il mio telefono con un annuncio da volantino come quelli infilati nella cassetta della posta?
Vediamo come evitare questa reazione, e girare la push in modo che diventi più personale.
Okay. Cosa noti di diverso?
Esatto, si riferisce a una specifica persona. Sto parlando con te, utente appassionato del nostro brand, e ti sto facendo capire che ho scritto con te in mente. Certo, è un artifizio, ma fa parte del grande gioco delle parti. L’utente lo sa che non c’è una persona che scrive una push alla volta. Quello che interessa è che il contenuto sia rilevante per l’utente specifico, ma anche che gli arrivi in modo umano, personale. Puoi trarre ispirazione per i modelli di notifiche push qui!
Nell’ultima push qui sopra, l’azione non è chiara. Me ne sono accorto mentre la scrivevo e ho pensato di lasciarla così per utilizzarla come esempio di una push buona, ma non ottima.
“Cogli l’attimo“, “approfittane subito“, “fai in fretta” non sono Call-To-Action efficaci. Secondo la mia opinione, sono state altamente usate ed abusate. Quindi, l’utente è stanco di sentire utilizzare sempre la stessa formula.
L’azione dev’essere chiara, a step, e deve comunicare chiaramente all’utente che cosa questo deve fare e quale sarà la conseguenza. Intendiamoci, non vuol dire che non ce ne accorgeremmo comunque. Se vedo scritto in una push “cogli l’attimo”, capisco che devo aprire l’app, comprare qualcosa e farlo in fretta perché lo sconto è valido per un certo periodo di tempo. E allora perché stiamo qui a lottare per la Call-To-Action perfetta?
Perché stai rischiando non che l’utente non capisca, ma che non abbia il tempo per capire. Se mi mettessi ad elencare i motivi per cui il tuo utente potrebbe essere distratto quando gli invii la push, ci metterei probabilmente qualche giorno. L’utente non deve interpretare, deve leggere il messaggio e lasciarsi guidare senza farsi domande; cos’altro pensi sia l’acquisto d’impulso? L’obiettivo della tua push, come poi quello dell’email marketing, è quello di far si che l’utente clicchi e si avvicini all’azione che vuoi fargli compiere. Quindi che CTA ti conviene usare?
Per stare sul tradizionale, i cari vecchi “compralo ora“, “acquista ora“, “apri l’app ed ottieni il tuo sconto” fanno sempre il loro effetto. Non è un caso che “shop now” / “compra ora” siano ancora le CTA più usate (e inserite come default) per le ads di Facebook.
E se invece potessi accorciare il testo ed inserire dei pulsanti, delle vere e proprie CTA come nei siti web?
Come vedi è possibile. La call-to-action principale è la stessa, ma ho aggiunto un “ricorda dopo” che può essere prezioso per registrare un interesse e riproporre la push in un secondo momento.
Ah, qui entriamo nel campo della magia nera! Ovviamente non è altro che semplice tecnologia, e il tempismo non deve neanche sembrare soprannaturale. Ormai, gli utenti sono abituati ad essere ringraziati appena compiamo un’azione, ricevere sconti dopo poco tempo che abbiano acquistato, vedere ovunque pubblicità di aziende o prodotti in cui si sono imbattuti di recente. Lo sai anche tu, il tempismo è molto importante. Lo diventa ancora di più quando si tratta di inviare delle notifiche push al giusto utente e nel giusto momento.
Come puoi usarlo per creare un’ottima notifica push?
Perché non lasciar decidere all’utente quando vuole ricevere le tue push? Certo, questo è sempre il solito esempio dell’app di fitness, ma puoi usarla per una miriade di applicazioni: meditazione, alimentazione, creazione delle abitudini, shopping, intrattenimento… letteralmente qualsiasi cosa! Quando fai scegliere l’utente, la tua responsabilità diminuirà notevolmente. Non si tratta più di te che invadi la sua privacy, ma di un servizio che gli offri per aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi.
Perché non farlo in base alla location dell’utente? Se hai delle location fisiche (o vendi prodotti all’interno di certi store) puoi sfruttare la posizione dell’utente per inviare notifiche iper-mirate. Si tratta di location-based marketing! Leggi questo articolo se vuoi saperne di più! Immagina una persona che passeggia in città e passa vicino ad uno dei tuoi negozi. Puoi attirararla con uno sconto riservato, un regalo (ti offriamo il caffé, abbiamo la ciotola per dare da bere al tuo cane, ecc.) o qualche novità che possa attrarre l’utente in store. Ricordati che, mentre per te è puro marketing, per l’utente può essere un momento magico, in cui la connessione al tuo brand si rafforza e che lo spingerà a parlare di te e di quello che gli hai fatto provare a tutti i suoi amici e conoscenti.
Chi ha detto che non puoi portare valore all’utente con una push dal timing impeccabile? In realtà, i campi di applicazione sono tanti, ma ti ho descritto degli esempi generici (non ho neanche scelto un artista specifico per evitare di inimicarmi metà della popolazione) per farti capire quanto sia importante il timing, ma anche quanto sia decisivo il contenuto. In questo caso, stai aiutando l’utente a non perdersi qualcosa a cui probabilmente sarebbe molto interessato. Sta tutto nel raccogliere i giusti dati, costruire una strategia interessante e proporre il contenuto alla giusta audience, al momento giusto. Lo so, ho usato un alto numero di “giusti” nell’ultima frase, ma sai benissimo che il marketing funziona così, e le notifiche push non fanno eccezione.
Lo so, è stato un articolo piuttosto lungo, ma ci sarebbero ancora tantissime cose da dire sulle notifiche push. In pochi punti, ti ho parlato di:
Ti metto in guardia: se pensi che questa guida possa bastare a costruire una strategia di notifiche push vincente, posso dirti con certezza che non sarà così. Come un articolo sull’email marketing non ti renderà un esperto, anche questo non porterà risultati magici.
Quello che però devi pensare è che, come tutte le strategie, anche quella riguardo le notifiche push deve posarsi su solide basi di conoscenza. Con questo articolo, ho voluto darti alcuni spunti per invitarti a riflettere su quali caratteristiche una buona push debba avere.
Nessuno sa veramente descriverti come sia fatta la push perfetta. L’unico modo è trovarsela fra le mani e avere gli strumenti per analizzarne e comprendere le caratteristiche che la rendono tale.
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